1944 – 10 maggio: Alpeggio Sellerì

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1944 – 10 maggio: alpeggio Sellerì Inferiore

Il rastrellamento del 10 maggio investe l’alta val Sangone nelle stesse ore in cui si combatte fra la Maddalena e il Pontetto. Reparti tedeschi e fascisti scendono dal colle della Roussa sorprendendo gli uomini di Sergio De Vitis e di Giulio e Franco Nicoletta. I primi sono accampati nelle grange del Sellerì, un alpeggio non ancora occupato dai pastori; i secondi sono sistemati qualche centinaio di metri più a valle, nella Villa Sertorio, una palazzina di caccia fatta costruire all'inizio del secolo.  Le due bande hanno disposto una rete di sentinelle verso il fondovalle, in modo da essere collegate rapidamente con Forno, ma non hanno preso alcuna precauzione alle spalle, dove si sentono protette dalla montagna.  I reparti di Alpenjager arrivano invece dall’alto.  Saliti nella notte dalla Val Chisone al colle della Roussa, alle cinque di mattina piombano sulle formazioni partigiane, cogliendole nel sonno.

I tedeschi hanno un mortaio di piccolo calibro e numerose mitragliatrici, che sistemano attorno alla villa e all’alpeggio.  La zona, quasi completamente priva di vegetazione, non lascia scampo e la banda di Sergio De Vitis, spostatasi dai Cervelli ai Sellerì la sera prima proprio in vista d’un rastrellamento, viene quasi decimata, nonostante l'energia del comandante, di Pietro Curzel «Vecio» e di Sandro Magnone, che cade combattendo. Paolo Morena con alcuni compagni si salva gettandosi verso il Colle della Roussa, molti altri, invece scendono verso Forno, dove ci sono le postazioni e le mitragliatrici tedesche che fanno una strage.

Gli uomini di Giulio Nicoletta resistono dentro Villa Sertorio e poi riescono a disimpegnarsi sulla montagna, tornando a recuperare i feriti, tra cui Giuseppe Falzone, futuro comandante. I caduti del Sellerì verranno riesumati nell’estate del 1945 e tumulati nell’Ossario di Forno.

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